di Marco Vecchione
C’è un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Un tempo per demolire e un tempo per costruire. Per ogni cosa c’è il suo tempo, come ci ricorda l’Antico Testamento.
Lo hanno compreso bene maggioranza e minoranza a Pontecagnano Faiano che, in tempi di nuovo Coronavirus, stanno dando prova di maturità. Un bel segnale di avvicinamento in giornate di distanziamento.
Il successo della politica, in un momento storico così drammatico, sta tutto qui: nella capacità di mettere un po’ da parte, almeno per una volta, divisioni, bandiere e livori personali facendo fronte comune per affrontare la crisi del secolo; nell’intuizione di fare squadra (o perlomeno provarci) anteponendo i grandi temi agli egoismi. Non per incarichi, ma per dovere. Per dare risposte e diffondere fiducia. Per allontanare le incertezze, senza troppe esitazioni.
Perché è la portata dell’emergenza a richiederlo, sanitaria e socio-economica.
E’ tutto qui il senso delle istituzioni, il ritrovato valore di comunità. A ognuno le proprie responsabilità. A ciascuno la libertà di interpretarle come meglio crede: con i fatti, con le parole, ma anche con un silenzio quanto mai prezioso. Di certo non con la polemica fine a se stessa.
Così è stato fino ad ora, così è sembrato: molti contributi seri e leali, molte parole non dette, poche querelle insignificanti. Così doveva essere.
E poco importa se dietro le quinte non sono, ovviamente, tutte rose e fiori. E forse non lo saranno mai. Gli schemi ideologici, per adesso, sono quasi tutti saltati. O meglio sospesi. Tipico di una circostanza di inusuale gravità. Ma restano e non potrebbe essere altrimenti.
Perché è soltanto in casi eccezionali come questi che l’avversario al governo può divenire la guida da aiutare mentre il rivale che si oppone il collega affidabile da ascoltare. D’altronde, i cittadini ora pretendono intese e non contese, incontri e non scontri. In poche parole, collaborazione e non contrapposizione.
E chi se ne frega del tifo di una volta quando ansie e paure ti toccano così da vicino e mettono tutto in discussione, la vita in primis.
Le risposte quanto più sono complesse tanto più necessitano di unità e impegno condiviso.
Famiglie, imprese, lavoratori, disoccupati: tutti attendono segnali, tutti meritano vicinanza, sostegno e chiarezza. Sono queste le grandi sfide ad ogni livello. Con tempi duri in vista.
Sotto osservazione, del resto, c’è l’intero sistema politico-amministrativo, anche locale, senza eccezioni. C’è una classe dirigente, prevalentemente giovane, ma non poco esperta, che, nella nostra città, durante il lockdown, uno dei periodi più brutti e difficili della nostra storia, ha comunque dato prova di una certa affidabilità. Grazie anche al buon lavoro degli uffici comunali e alla sinergia con gli altri enti, con le associazioni e con tutti gli operatori del territorio.
Uniti ce la faremo: quante volte ce l’hanno ripetuto in queste settimane fino a stancarci? Tante, troppe. Allora lavorare ancora insieme per tutto l’arco di una tragedia di cui non sappiamo come e quando finirà è davvero cosa buona e giusta per la politica locale e i suoi rappresentanti. Perché solo insieme si esce fuori da questo inferno.
Però adesso servono più coraggio e determinazione. Il primo passo è stato fatto: la non belligeranza per una non facile gestione iniziale della crisi; il secondo è una vera e propria ricostruzione, pianificata insieme. Restando distanti, forse pure distinti, ma uniti.
E senza troppi imbarazzi: in fondo è l’emergenza ad aver legato ciò che la storia politica e l’urna elettorale hanno diviso.
E poi per tornare a litigare c’è sempre tempo. Fortunatamente. Per risolvere i problemi, invece, un po’ meno.
O no?
Buon lavoro a tutti. La vostra città vi guarda. E si aspetta grandi cose.